Partito della Rifondazione Comunista Diamante

Questo blog è pubblicato dal Circolo PRC "25 Aprile" Diamante e Cirella.
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25 gennaio 2009

PERICOLO SUL TORRENTE CORVINO - DIAMANTE




❑ Al SINDACO DEL COMUNE DI DIAMANTE
❑ Al GENIO CIVILE- Dirigente Servizio Idraulico - Cosenza
❑ All’AUTORITA’ di BACINO REGIONALE- CATANZARO
❑ Al COMANDANTE DI STAZIONE DELLA CASERMA dei CARABINIERI di DIAMANTE (CS)
❑ Alla PROCURA DELLA REPUBBLICA di PAOLA

Il torrente Corvino si è ripreso quello che gli è stato tolto. La natura, non certo il padreterno come penserebbe il Sindaco di Diamante al nostro posto, ha invaso quella parte di alveo del torrente in cui negli ultimi anni gli Enti preposti alla tutela del territorio e delle risorse naturali nel comune hanno consentito, a nostro parere, una serie di abusi.
In particolare ricordiamo il contenuto della nostra denuncia, fatta congiuntamente ad altri rappresentanti di Associazioni e Circoli culturali-politici-ambientalisti, con nota del 14 novembre 2005 (prot. 11724 della procura di Paola), dove segnalavamo il deposito di materiale di riporto nell’alveo del torrente Corvino, in agro del Comune di Diamante (CS), e la deviazione del corso d’acqua medesimo, ravvisando una situazione di abuso e di violazione con conseguente pericolo per la pubblica incolumità.
Dopo una lunga ed infruttuosa attesa, l’unica nota pervenutaci è quella sottoscritta dall’Autorità di Bacino Regionale nella quale vengono indicate le perimetrazioni PAI (Piano di Assetto Idrogeologico) per l’area in oggetto (rischio R4 ed aree di attenzione) e viene precisato che l’Amministrazione Comunale di Diamante ha l’obbligo di far rispettare le direttive contenute nelle Norme di Attuazione e Misure di Salvaguardia (NAMS) del PAI.
Il persistere di quella situazione di rischio, già oggetto di denuncia, e i fenomeni meteorologici di rilevante intensità, che hanno interessato nei giorni scorsi la costa tirrenica cosentina, hanno prodotto un'alterazione dell'assetto idrofluviale dello stesso torrente e del sito d'interesse comunitario situato a mare in prossimità della foce del Corvino. La stessa Amministrazione Comunale nei mesi scorsi ha dichiarato di aver realizzato dispendiosi interventi, con fondi provinciali, per provvedere alla messa in sicurezza dell'alveo fluviale del torrente Corvino ma tutto ciò non è servito a garantire la sicurezza del territorio e delle popolazioni residenti. In effetti le tonnellate di terreno sistemato sulle sponde del torrente, sia in occasione della nostra denuncia sia durante l'intervento di cosiddetta “pulizia” di competenza comunale, sono state trasportate a valle dalla violenza del torrente in piena. Il materiale ha ostruito, insieme a rifiuti di vario tipo, il normale deflusso delle acque e riversato in mare un'enorme quantità di terriccio. Successivamente l'ente comunale provvedeva a deviare e a sistemare artificialmente il corso d'acqua in prossimità della foce, ma non garantiva una necessaria messa in sicurezza della zona soggetta a pericolo di frane ed erosioni.
Poiché abbiamo sentore che gli interventi suddetti siano privi di qualsiasi fondatezza scientifica e finalizzati a ripristinare le situazioni di illegalità, già verificatesi per adibire a parcheggio molte aree in pieno alveo fluviale, chiediamo alle autorità in indirizzo, ognuno per la parte di loro competenza di provvedere al controllo e alla valutazione della situazione di probabile pericolo che si è creata o potrebbe crearsi in prossimità della foce del torrente Corvino a Diamante, a tutela dell'incolumità di persone e cose.
Distinti saluti.
Si allega alla presente adeguata documentazione fotografica.
Diamante, 27/12/2008

La Segretaria del Circolo PRC di Diamante
Gemma De Rosa

Il Coordinamento Regionale del Forum Ambientalista
Francesco Saccomanno

28 dicembre 2008

La manifestazione dell'11 ottobre 2008 a Roma


Guarda il resto delle foto pubblicate su Flickr

IL SACCO DI DIAMANTE TARGATO MAGORNO

Il Consiglio Comunale, durante un anno e mezzo di amministrazione Magorno, ha fatto ben poco a favore dei cittadini e del territorio. E questo grazie al fatto che nessuno all'interno del Consiglio ha fatto proprie le politiche per le quali si è sempre battuta Rifondazione, unica forza che non rappresenta interessi particolari ma quelli di tutti i cittadini. Non a caso contro di noi per le ultime elezioni politiche si sono coalizzati gli interessi delle “famiglie”, ora come sempre rappresentate sia nella maggioranza che nell'opposizione. Con queste forze ad amministrare non si va avanti ma indietro nel tempo.
Martedì 23 dicembre vorrebbero approvare altre nuove lottizzazioni. Vorrebbero continuare il sacco di Diamante in barba alla decenza e allo sdegno dei cittadini onesti. Ed anche se questa volta si fermassero per qualche intoppo proveranno di nuovo a rifarlo.
Nel loro gioco delle parti
1.il Sindaco rivela ancora una volta di essere incapace di fare il difensore dell'ambiente e del territorio, come vorrebbe apparire ed è apparso sulla stampa nei mesi scorsi,
2.le minoranze, che viaggiano ormai unite, lavorano solo per un controllo formale dell'operato della Giunta, senza avere una politica urbanistica (ma come potrebbero averla diversa dagli interessi che rappresentano?).
Infatti:
Nel nostro Consiglio Comunale siedono due tipi di consiglieri: tutti quelli della maggioranza, indipendentemente dal fatto di essere stati nella vecchia consiliatura da una parte e dall'altra, hanno ad esempio votato, illegittimamente perché non potevano farlo, il passaggio da zona C a zona B di molte aree, consentendo così la possibilità di concedere permessi altrimenti non concedibili. Ma anche la più antica delle due attuali minoranze, pur avendo votato a suo tempo contro molte delibere, dichiarò con il consigliere Savarese che la decisione era legittima perché lasciava inalterati gli indici di costruzione; in bocca ad un cittadino comune la cosa sarebbe accettabile, ma dalla bocca di un urbanista è una bestemmia.
Ma anche l'altra minoranza (palesemente pavida) non vuole muovere le acque su questa questione, perché teme che questo porti ad un esborso di denaro da parte del Comune verso i ”cittadini danneggiati” dall'annullamento delle licenze illegittimamente concesse. Ma fino a che viviamo in uno stato di diritto, le responsabilità di funzionari ed amministratori sono personali, come sono personali pure le responsabilità di tecnici e proprietari beneficiati, che conoscevano benissimo quanto accadeva.
Non dimentichiamo inoltre che questa è da sempre la prassi della nostra Amministrazione: presso la Procura di Paola, per reati contro il territorio e l'ambiente commessi da tutte le amministrazioni nel corso degli ultimi anni, sono aperte decine di inchieste che interessano il nostro comune.

Rifondazione è l'unica forza in campo che difende il ruolo della politica in questa vicenda. Questo nostro Comune avrà un futuro non con il controllo amministrativo ma attraverso la definizione di una politica per il territorio. Con il sacco delle colline il nuovo Piano Strutturale Comunale non vedrà mai la luce perché in un territorio piccolo come il nostro e già ampiamente cementificato, non potranno essere più individuate zone per l'edilizia economica e popolare, utili ai cittadini più di quasi tutte le costruzioni previste, che arricchiscono pochi o, peggio, sono utili solo a ripulire denaro sporco. Per preservare territorio da destinare ad un nuovo piano di edilizia popolare, occorrono delle scelte immediate per decidere le quali per la legge urbanistica regionale vengano chiamate anche, oltre alle rappresentanze politiche, quelle dei cittadini e delle associazione ambientaliste.
Per rilanciare l'edilizia inoltre occorre programmare il recupero e la ristrutturazione dell'esistente, settore in cui il lavoro è enorme ed assicurato per molto tempo.
Si è ricreata, in questo periodo, una situazione di vuoto amministrativo simile a quella della giunta Caselli, in cui il Comune, inadempiente nelle scelte urbanistiche (per non scontentare le lobbies del cemento), si cela dietro il paravento dell'ineluttabilità dell'assenso a queste nuove lottizzazioni, non avendo nel frattempo adottato alcuno strumento dove far valere le ragioni della collettività e dei soggetti deboli. Ma questo è anche ovvio se si guarda alle persone che siedono negli scranni della Giunta e li si confronta con quelli che li hanno preceduto. Tutto sembra cambiare per .... rimanere uguale. Sia nei modi che .... nelle vicende giudiziarie.
In questa come nella vecchia amministrazione sono infatti rappresentati conflitti d'interesse grossi come ... le case che i nostri assessori stanno costruendo.
Ancora una volta, siamo gli unici a denunciare che le scelte sulle politiche del lavoro e quelle in campo urbanistico si intrecciano, contro gli interessi delle donne disoccupate, dei precari della pubblica amministrazione, dei senza reddito, delle giovani coppie in cerca di prima abitazione.

24 luglio 2008

O.D.G. PORTO DI DIAMANTE approvato al congresso di Circolo di Diamante e al Congresso Federale a Cosenza

ORDINE DEL GIORNO DI CARATTERE LOCALE PRESENTATO AL CONGRESSO DI CIRCOLO DI DIAMANTE
PREMESSA
Le compagne e i compagni iscritte/i al circolo PRC “25 Aprile” di Diamante – Cirella, in occasione del VII Congresso del PRC, con l’approvazione del presente o.d.g. di carattere locale intendono sottoscrivere le seguenti osservazioni relativamente alla proposizione del progetto di ristrutturazione e completamento del molo ricovero natanti da diporto del Comune di Diamante (CS), in vista della valutazione del Nucleo VIA.
Valutando sommariamente l’opera che dovrebbe essere realizzata in seguito
all’approvazione del suddetto progetto portuale, essa risulta di rilevanti dimensioni e di forte impatto ambientale, assolutamente incompatibile con le peculiarità ambientali e paesaggistiche che caratterizzano il litorale che costeggia Diamante e tale da ostacolare lo sviluppo di una sana e virtuosa economia, compromettendo l’immagine e la stessa convivenza civile e democratica degli abitanti della cittadina.
VALUTAZIONE SOCIO-ECONOMICA
Il Partito della Rifondazione Comunista (d’ora innanzi PRC) rifiuta, da un punto di vista generale, l’idea ogni paese un porto, al punto che le idee programmatiche, sempre portate avanti dal PRC a livello locale, sono state, sono e saranno il rifiuto di una portualità irrazionale, di opere di qualità e quantità tale da alterare tutto l’equilibrio idrodinamico della costa calabrese, ed in particolare della costa tirrenico-cosentina tra le più pregiate e ad alto valore turistico-ambientale, dell’idea di depauperare le già scarse risorse economiche a disposizione dei nostri bilanci regionali e orientarle verso il finanziamento di opere invasive e inutili, incapaci di interpretare e di valorizzare il ruolo che la nostra regione deve rivestire nell’area mediterranea e in Europa.
Riguardo alla ricaduta in termini occupazionali, così come previsto dal progetto, la parte pubblica dell’investimento è cospicua rispetto al numero delle unità lavorative impiegate a regime (circa 25 unità). D’altronde una concessione della gestione del porto così grande per un periodo di 70 anni, a fronte di un esiguo investimento dei privati, comporta oltre all’impoverimento delle risorse territoriali anche quello delle entrate pubbliche.
VALUTAZIONE TECNICO-TURISTICO-AMBIENTALE
La realtà esistente a Diamante è particolare e degna di una specifica considerazione, essendo già esistente un piccolo molo che insiste su un’area degradata, interessata in tempi passati e recenti da interventi estemporanei, da soluzioni provvisorie ed efficienti solo per brevi periodi. Il molo sorge sotto il lungomare costruito negli anni ’70 con finanziamenti del Ministero dei Lavori Pubblici, in una superficie già abbondantemente cementificata ma comunque rispettosa, dal belvedere, dell’insenatura a sud della Punta Diamante e conservante, sottocosta, una scogliera di alto pregio paesaggistico. L’attività di pesca ad opera di locali insiste proprio su quest’area e beneficia di un habitat sostanzialmente integro, cui i cittadini e i turisti di Diamante sono particolarmente affezionati.
Riguardo all’impatto dell’opera proposta, si osserva che :
  1. la struttura prevista dal progetto avrebbe, sull’area lungo la linea di costa, uno sviluppo tale, in lunghezza (molo di lunghezza pari a m 390) ed in altezza, da precludere completamente la vista dal mare dell’antico borgo di Diamante e del tratto di lungomare;
  2. i medesimi moli ed edifici previsti dal progetto, costituendo un “continuum” costruito lungo tutto lo sviluppo dell’area di intervento, non potranno non avere un impatto fortemente negativo sulla visione della linea di costa dal mare, impatto non mitigabile con i “modesti interventi” prescritti in sede di riunione di concordamento presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Si ritiene pertanto che il progetto in questione sia del tutto contrastante con il vincolo paesaggistico esistente nell’area, ex D.M. del 26 marzo 1970, per evidente contraddittorietà con le motivazioni dello stesso.
In relazione all’aspetto urbanistico, il progetto presentato è in contrasto con il PRG di Diamante approvato nel 1998, ove è stato previsto un porto di dimensioni più contenute: manca a riguardo la necessaria variante allo strumento urbanistico! Per quanto concerne le opere a mare (nuovo porto da circa 420 posti barca, con annessi servizi), prevede un considerevole aumento del carico insediativo sull’area prospiciente il centro storico di Diamante, vale a dire un grande progetto di estensione totale di circa 50.000 mq di cui 29.800 di specchio acqueo, all’interno del quale si rinvengono strutture di cemento.
Il progetto degli interventi a mare prevede circa 420 posti barca, il che corrisponde ad un carico senz’altro non indifferente; a ciò è, ovviamente, da aggiungere l’ulteriore notevole carico insediativo legato all’intervento “terrestre”. L’opera occupa complessivamente circa 5 Ha senza avere a disposizione una superficie a terra di quantità proporzionalmente sufficiente allo specchio acqueo racchiuso. Infatti gli spazi a terra intorno all’area portuale sono saturi e abbondantemente urbanizzati, mancano aree di sosta necessarie alla ricettività turistica, la strada di accesso attuale è insufficiente a sostenere la viabilità portuale. Considerevole è anche l’inquinamento acustico e ambientale vista l’attiguità all’abitato del nucleo storico.
La Commissione VIA valuterà, pertanto, la costruzione di una struttura della quale si è dimostrata l'incompatibilità, tanto per lo scempio e la distruzione della natura costituita dalla scogliera che caratterizza il luogo, quanto per le particolari condizioni delle aree di insediamento che hanno ormai esaurito la "capacità di carico" ovvero non consentono, a causa della loro peculiare natura e/o destinazione, la localizzazione di complessi portuali imponenti come quello in questione. Quanto sopra precisato ha trovato conferma nelle determinazioni e nei pareri espressi dalle autorità interessate alla salvaguardia del paesaggio e delle bellezze naturali (Soprintendenza ai BAAAS della Calabria-Cosenza, Ministero per i Beni e le Attività Culturali). Infatti, dopo un’attenta analisi degli aspetti che caratterizzano il progetto relativo al porto di Diamante non si è esitato minimamente a non condividere l’opera portuale, esprimendo pareri contrari volti ad evitare disastri ambientali e fenomeni erosivi della costa, che una volta verificatisi andrebbero a compromettere seriamente l’equilibrio ambientale del litorale. La Soprintendenza ai BAAAS della Calabria-Cosenza, nel parere espresso, evidenzia: “il progetto di cui trattasi si pone in maniera ancora più drasticamente invasiva di quel tratto di costa e negativamente impattante, sia rivisto da mare che se visto dall’abitato e dalla costa”. Il dissenso alla realizzazione dell’opera lo ha espresso anche il Ministero per i Beni e le Attività Culturali nella nota prot. N.4364, ove ha sottolineato: “...si ritiene che il parere espresso dalla Soprintendenza di Cosenza sia condivisibile in quanto le opere previste, potrebbero se realizzate, determinare un forte impatto in un contesto ambientalmente ben determinato, oltre a procurare, un fenomeno preoccupante di erosione della costa”.
L’analisi delle alternative progettuali è chiaramente carente perché parziale. La necessità di realizzazione dell’opera è evidentemente tagliata non sulle esigenze del territorio ma della società proponente. Si parte dall’evidenza che il molo attuale è insicuro per bocciare la realizzazione di un porto delle dimensioni di quello attuale, come se lo stesso dovesse essere “realizzato con le caratteristiche di quello precedente”. Ovvio che se si realizzasse un molo foraneo di sopraflutto come l’esistente “non può opporre alcuna resistenza alle condizioni usuali del moto ondoso caratteristico”.
È evidente, altresì, che un porto delle dimensioni di quello attuale, realizzato con criteri non precari come quello esistente, sarebbe persino più resistente di uno di dimensioni maggiori, a parità di struttura. L’omissione di questa valutazione da parte della società proponente nasconde la colpevole volontà di non considerare tutte le opzioni, compresa l’opzione zero. Questa omissione viene coperta da una considerazione non pertinente all’analisi delle alternative, quale quella di una risposta alle aspettative di una supposta esigenza di un turismo nautico, ancora tutta da dimostrare.
PROPOSTA SOSTITUTIVA
Il PRC, interpretando la volontà della maggior parte dei cittadini, delle associazioni ambientaliste che hanno proposto opposizioni al progetto e dei villeggianti che il nostro comune ospita, si fa portavoce delle loro legittime aspirazioni nel volere da sempre un porto per Diamante, che sia il porto di Diamante, cioè adeguato nella struttura e nelle dimensioni alle esigenze locali.
Ribadiamo, inoltre, la richiesta fatta in più occasioni e sedi, della ristrutturazione dell’approdo esistente con soldi esclusivamente pubblici, già oggetto di finanziamento e ammontanti a circa 4.000.000.000 delle vecchie lire, e che la stessa struttura resti di proprietà e gestione pubblica.
E’ facile riscontrare che il progetto proposto non si limita ad una semplice ristrutturazione del molo esistente, ma si assiste ad una brutale cementificazione finalizzata alla costruzione di una NUOVA MEGASTRUTTURA, di dimensioni dichiaratamente sovrabbondanti del bacino portuale rispetto a quanto riportato nello stesso progetto pilota. Non a caso si evidenzia che la bocciatura degli Enti preposti alla tutela sia stata partorita dalle considerazioni dei gravi fenomeni erosivi di quel tratto di costa.
Si ritiene, pertanto, che l’unica soluzione possibile nel pieno rispetto dell’ambiente sia la ristrutturazione del molo esistente conservando le caratteristiche dimensionali e soddisfacendo le richieste diportistiche reali. In effetti, sarebbe superfluo e sacrificante permettere la costruzione di un ECOMOSTRO quando a circa otto chilometri da Diamante, esattamente a Belvedere Marittimo (CS), esiste una realtà portuale già consolidata (Riva di Scidro) con struttura realizzata per accogliere circa 300 posti barca ma che a pieno regime ne ospita circa 150, e ancora, a circa 20 km, vi è il porto di Cetraro, anch’esso di grosse dimensioni rispetto al bacino di utenza che usufruisce dei servizi portuali. La suddetta opera di Diamante insiste, quindi, in un’area in cui è prevista una sciagurata stagione di portualità diffusa (anche nei comuni di Scalea e Paola si portano avanti proposte di megastrutture fortemente impattanti) e non, come citato nello studio in oggetto, in assenza di altri progetti.
Anche il TAR di Catanzaro, nel giudizio d’annullamento del decreto d’aggiudicazione definitiva dell’opera, nel recepire la giurisprudenza Comunitaria in materia di Valutazione d’Impatto ambientale e nell’accogliere il ricorso del WWF Italia avallando la giurisprudenza citata, ha effettivamente rilevato l’immensità della struttura nonché il notevole impatto ambientale che determinerebbe. Al riguardo ha evidenziato: ”Il porto progettato è invece una struttura di grande complessità, che impegna un’area della superficie di circa 36.000 mq e che consente l’ormeggio di un numero assai alto di natanti” ed ancora “L’imponente struttura, peraltro, si inserisce in un contesto caratterizzato da equilibri alquanto delicati, se solo si considerano le risultanze degli studi sull’erosione costiera della costa in questione, prodotti dalla ricorrente e tratti dal Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) della Regione Calabria”, (sent.TAR Catanzaro n. 1359/2004). Sentenza confermata dal Consiglio di Stato (Cons. di Stato N.3913/2005) che ha corroborato quanto statuito dal TAR di Catanzaro riguardo alla complessità dell’opera che andrebbe ad insediarsi in un complesso ben definito e alquanto delicato caratterizzato da rare bellezze naturalistiche ed ambientali, confermando l’annullamento del decreto di aggiudicazione definitiva.
CONCLUSIONI
Per le sopra elencate ragioni, i sottoscrittori del presente o.d.g. chiedono al Nucleo VIA che sul progetto in questione sia espresso IL PARERE DI COMPATIBILITÀ AMBIENTALE NEGATIVO.
Il PRC, inoltre, auspica e si impegna nelle sedi politiche competenti, affinché si possa reindirizzare l’investimento pubblico coinvolto nell’opera in questione per la progettazione e la costruzione di una struttura meno invasiva, finanziata con soldi esclusivamente pubblici, che permangono comunque nella disponibilità del Comune di Diamante fino all’anno 2008 e ammontano a circa 4 miliardi delle vecchie lire, la quale struttura, gestita dall’ente Comune di Diamante, sarebbe compatibile con le esigenze di mantenimento dell’equilibrio socio-economico-ambientale della cittadina tirrenica.
Diamante 1 luglio 2008

Odg sull'Isola di Cirella approvato nel congresso di Circolo a Diamante e di Federazione a Cosenza

ORDINE DEL GIORNO DI CARATTERE LOCALE APPROVATO AL CONGRESSO DI CIRCOLO DI DIAMANTE E AL CONGRESSO FEDERALE

PREMESSA
Le compagne e i compagni iscritte/i al circolo PRC “25 Aprile” di Diamante – Cirella, in occasione del VII Congresso del PRC, con l’approvazione del presente o.d.g. di carattere locale intendono sottoscrivere le seguenti proposte relativamente al transito dei natanti nei pressi dell’isola di Cirella.
DESCRIZIONE DELL’AREA
L'Isola, all’interno del Parco Marino Riviera dei Cedri, è un'area di notevole interesse paesaggistico calabrese in un tratto di costa in cui sono comprese numerose scogliere che rappresentano dei luoghi naturali fra i più suggestivi della Calabria, una delle due uniche isole della Calabria con l’Isola di Dino di Praia a mare. Le formazioni rocciose, antecedenti al Miocene, che la caratterizzano assumono un aspetto molto frammentato, sono dislocate caoticamente e soggette ad intensa alterazione, con fenomeni erosivi molto intensi soggetti a crollo. Gli studi condotti in campo botanico hanno ulteriormente messo in evidenza il notevole valore naturalistico dell'area. E' stata riscontrata infatti la presenza di specie di particolare importanza in quanto non comuni in Calabria e con pericolo di estinzione come ad esempio la "Juniperus phoenicea", la "Anthyllis barba jovis" e la rara "pteris vittata", nota perché segnalata quale specie in via di riduzione e scomparsa su tutto il territorio nazionale.
L'area in oggetto è interessata dalla presenza di due siti SIC, Siti di Interesse Comunitario ai sensi della Direttiva Habitat 431 921 CEE, uno relativo al fondale dell’Isola Cirella - Diamante (Codice Sito Natura 2000 lT9310037) e l’altro relativo all'isola di Cirella (Codice Sito Natura 2000 IT9310036). Il SIC Isola di Cirella (Codice Sito Natura 2000 lT9310036) è un piccolo isolotto con ampio sviluppo di scogliere e rupi marittime e raro esempio, in Calabria, di isola costiera a macchia mediterranea ben conservata. Si segnala anche qui la presenza dell'endemismo vegetale Dianthus rupicola. I fondali marini del SIC Isola Cirella- Diamante (Codice Sito Natura 2000 lT9310037) si caratterizzano per la presenza di praterie di Posidonia oceanica, ad alta biodiversità, importanti come nursery per pesci anche di interesse economico, e salvaguardia delle coste dall'erosione. Il Comune di Diamante, interessati dal Parco Riviera dei Cedri, risulta sottoposto a tutela ai sensi della legge 1497 del 26/06/1939 con D.M. 1611 1/68.
FINALITÀ DELLA PROPOSTA.
La proposta è formulata per perseguire le seguenti finalità:
a) la conservazione di specie animali e vegetali, comunità biologiche, singolarità faunistiche;
b) la tutela della biodiversità e dell'equilibrio complessivo del territorio;
c) la salvaguardia e la valorizzazione dei valori paesaggistici del territorio;
d) la fruizione turistica, culturale, didattica e ricreativa in forme compatibili con la difesa della natura e del paesaggio.
LA PROPOSTA
La gestione dello specchio d’acqua antistante e circondante l’Isola sia affidata ad un ente comunale nel cui comitato di gestione siano presenti rappresentanti di tutte le realtà produttive ad indirizzo turistico-ricettivo, della pesca e agricole, le associazioni che insistono sul territorio a tutela dell’ambiente naturale, di enti preposti a formulare proposte didattico –scientifiche per la valorizzazione delle risorse naturali.
Nell’area dovrà essere regolamentata:
a) l'attività subacquea;
b) la pesca;
c) gli ormeggi;
d) il transito dei natanti a motore.
PERIMETRAZIONE DELL’AREA
Si propone la stessa perimetrazione della legge regionale per l’istituzione del Parco Marino regionale denominato "Riviera dei Cedri" nei riguardi dell’Isola di Cirella, qui sotto riportata in scala 1:25.000.
Diamante 1 luglio 2008

14 febbraio 2008

Nuovi saperi e nuovi valori

Scritto da Marcello Cini

Temo che dovremo stare a lungo all’opposizione. E stare all’opposizione significa cogliere nel vivere quotidiano lo spunto per suscitare risposte collettive contro le infinite cose che non possiamo accettare.
Una di queste cose, che, come tutti sapete, mi ha coinvolto personalmente, è stata l’iniziativa presa dal rettore della Sapienza, in cerca di notorietà mediatica, di invitare il Papa all’inaugurazione dell’Anno accademico, con la caccia alle streghe che ne è seguita, scatenata contro coloro che ne avevano criticato il fine e le modalità.
Il nodo della questione era, come avrebbe dovuto essere chiaro a tutti, la contraddizione insita nell’avere affidato alla più alta Autorità religiosa dell’occidente il ruolo centrale e conclusivo della cerimonia laica più importante di una Università pubblica in una repubblica non confessionale. I fatti assumono, infatti, significati diversi in contesti diversi. Un invito al papa a visitare la Sapienza sganciato da ogni altra manifestazione avrebbe acquistato il valore di un omaggio all’autorità del visitatore e si sarebbe svolta in un clima di rispettoso ascolto delle sue parole, pronunciate, per così dire, dalla cattedra di Pietro. Ma questa cattedra non può essere confusa con una cattedra universitaria, Hanno, ovviamente, dignità e funzioni molto diverse, che non possono essere confuse tra loro come avrebbe invece preteso di fare il professor Ratzinger.
Occorre tuttavia domandarsi, per trarre insegnamento da questa lezione: qual’è il retroterra della spregiudicata escalation della Chiesa cattolica contro l’autonomia dello stato repubblicano alla quale assistiamo ogni giorno? Provo a fare due brevi considerazioni in proposito.
La prima riguarda la crisi della cultura della modernità. Non posso dilungarmi ma ne do per scontate le cause e le manifestazioni. Mi limito a constatare che a questa crisi non corrisponde la crescita di una cultura fondata su nuovi valori che consentano alla società di non farsi travolgere dalla mercificazione totale di ogni aspetto della vita individuale e collettiva, e di opporsi alle sue drammatiche conseguenze.
La seconda osservazione, strettamente legata alla prima, riguarda la scienza. Ho più volte sottolineato che con il passaggio dal XX al XXI secolo la scienza sta vivendo una svolta epocale. Il suo obiettivo principale è infatti passato dal dominio sulla materia inerte a quello sulla materia vivente e sulla mente umana. Con questa svolta la scienza e la tecnologia si trovano ad essere sempre più strettamente intrecciate e sempre più sottomesse alle leggi del mercato. La pratica dilagante della brevettazione di ogni organismo vivente e di ogni suo frammento ne è una testimonianza evidente. Una azione di contrasto dal basso di questa tendenza è dunque sempre più indispensabile.
Non solo. La svolta intervenuta nella scienza al passaggio di secolo implica anche necessariamente che si sta sgretolando la separazione tradizionale tra conoscenza ed etica. Una cosa è infatti manipolare, controllare, forgiare un oggetto fatto di materia inerte e altra cosa è compiere le stesse operazioni su un organismo vivente o addirittura sull'uomo.
In questo vuoto valoriale assistiamo anche al riavvicinamento di alcuni settori della cultura dell’occidente alle tradizioni e ai sentimenti religiosi e alle istituzioni che ne detengono la rappresentanza. Ma proprio per questo mi sembra miope e autolesionista che, in particolare nel nostro paese, gli eredi della cultura democratica e socialista si precipitino ad assecondare questa tendenza con atti di sottomissione nei confronti di una Chiesa cattolica che, come diceva Eugenio Scalfari, sta sempre più abbandonando il sacro per impegnarsi nel profano.
E’ una grande battaglia che ci attende. Non certo contro la religione – dio ce ne guardi, viene da dire con una battuta – ma contro l’espropriazione, che è da respingere, della sfera del sacro immanente nella profondità dei sentimenti e delle emozioni di ogni essere umano da parte di una istituzione che rivendica il monopolio della mediazione fra l’umano e il divino. Si tratta infatti di una appropriazione che ignora e svilisce le innumerevoli differenti forme storiche e geografiche di questa sfera così intima e delicata, senza rispetto per la dignità personale e l’integrità morale di ogni individuo, credente, agnostico o ateo che sia.
Colgo infine l’occasione, e ho finito, per accennare a un altro settore fondamentale nel quale occorre contrapporre, come reazione alla dilagante mercificazione di tutti i beni non tangibili, nuovi saperi e nuovi valori. E’ il settore delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione. Lo scontro che ormai da qualche anno ha contrapposto i sostenitori delle pratiche che vanno sotto il nome di open source (sorgente aperta) e di free software (software libero) alla filosofia di Bill Gates è diventato un conflitto mondiale tra opposte visioni del processo di produzione e di condivisione della conoscenza. Spero che qualcuno più autorevole e competente di me dell’associazione Net-Left, alla quale appartengo da tempo, abbia modo di illustrare meglio i suoi scopi e la sua attività.