Partito della Rifondazione Comunista Diamante

Questo blog è pubblicato dal Circolo PRC "25 Aprile" Diamante e Cirella.
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24 luglio 2008

O.D.G. PORTO DI DIAMANTE approvato al congresso di Circolo di Diamante e al Congresso Federale a Cosenza

ORDINE DEL GIORNO DI CARATTERE LOCALE PRESENTATO AL CONGRESSO DI CIRCOLO DI DIAMANTE
PREMESSA
Le compagne e i compagni iscritte/i al circolo PRC “25 Aprile” di Diamante – Cirella, in occasione del VII Congresso del PRC, con l’approvazione del presente o.d.g. di carattere locale intendono sottoscrivere le seguenti osservazioni relativamente alla proposizione del progetto di ristrutturazione e completamento del molo ricovero natanti da diporto del Comune di Diamante (CS), in vista della valutazione del Nucleo VIA.
Valutando sommariamente l’opera che dovrebbe essere realizzata in seguito
all’approvazione del suddetto progetto portuale, essa risulta di rilevanti dimensioni e di forte impatto ambientale, assolutamente incompatibile con le peculiarità ambientali e paesaggistiche che caratterizzano il litorale che costeggia Diamante e tale da ostacolare lo sviluppo di una sana e virtuosa economia, compromettendo l’immagine e la stessa convivenza civile e democratica degli abitanti della cittadina.
VALUTAZIONE SOCIO-ECONOMICA
Il Partito della Rifondazione Comunista (d’ora innanzi PRC) rifiuta, da un punto di vista generale, l’idea ogni paese un porto, al punto che le idee programmatiche, sempre portate avanti dal PRC a livello locale, sono state, sono e saranno il rifiuto di una portualità irrazionale, di opere di qualità e quantità tale da alterare tutto l’equilibrio idrodinamico della costa calabrese, ed in particolare della costa tirrenico-cosentina tra le più pregiate e ad alto valore turistico-ambientale, dell’idea di depauperare le già scarse risorse economiche a disposizione dei nostri bilanci regionali e orientarle verso il finanziamento di opere invasive e inutili, incapaci di interpretare e di valorizzare il ruolo che la nostra regione deve rivestire nell’area mediterranea e in Europa.
Riguardo alla ricaduta in termini occupazionali, così come previsto dal progetto, la parte pubblica dell’investimento è cospicua rispetto al numero delle unità lavorative impiegate a regime (circa 25 unità). D’altronde una concessione della gestione del porto così grande per un periodo di 70 anni, a fronte di un esiguo investimento dei privati, comporta oltre all’impoverimento delle risorse territoriali anche quello delle entrate pubbliche.
VALUTAZIONE TECNICO-TURISTICO-AMBIENTALE
La realtà esistente a Diamante è particolare e degna di una specifica considerazione, essendo già esistente un piccolo molo che insiste su un’area degradata, interessata in tempi passati e recenti da interventi estemporanei, da soluzioni provvisorie ed efficienti solo per brevi periodi. Il molo sorge sotto il lungomare costruito negli anni ’70 con finanziamenti del Ministero dei Lavori Pubblici, in una superficie già abbondantemente cementificata ma comunque rispettosa, dal belvedere, dell’insenatura a sud della Punta Diamante e conservante, sottocosta, una scogliera di alto pregio paesaggistico. L’attività di pesca ad opera di locali insiste proprio su quest’area e beneficia di un habitat sostanzialmente integro, cui i cittadini e i turisti di Diamante sono particolarmente affezionati.
Riguardo all’impatto dell’opera proposta, si osserva che :
  1. la struttura prevista dal progetto avrebbe, sull’area lungo la linea di costa, uno sviluppo tale, in lunghezza (molo di lunghezza pari a m 390) ed in altezza, da precludere completamente la vista dal mare dell’antico borgo di Diamante e del tratto di lungomare;
  2. i medesimi moli ed edifici previsti dal progetto, costituendo un “continuum” costruito lungo tutto lo sviluppo dell’area di intervento, non potranno non avere un impatto fortemente negativo sulla visione della linea di costa dal mare, impatto non mitigabile con i “modesti interventi” prescritti in sede di riunione di concordamento presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Si ritiene pertanto che il progetto in questione sia del tutto contrastante con il vincolo paesaggistico esistente nell’area, ex D.M. del 26 marzo 1970, per evidente contraddittorietà con le motivazioni dello stesso.
In relazione all’aspetto urbanistico, il progetto presentato è in contrasto con il PRG di Diamante approvato nel 1998, ove è stato previsto un porto di dimensioni più contenute: manca a riguardo la necessaria variante allo strumento urbanistico! Per quanto concerne le opere a mare (nuovo porto da circa 420 posti barca, con annessi servizi), prevede un considerevole aumento del carico insediativo sull’area prospiciente il centro storico di Diamante, vale a dire un grande progetto di estensione totale di circa 50.000 mq di cui 29.800 di specchio acqueo, all’interno del quale si rinvengono strutture di cemento.
Il progetto degli interventi a mare prevede circa 420 posti barca, il che corrisponde ad un carico senz’altro non indifferente; a ciò è, ovviamente, da aggiungere l’ulteriore notevole carico insediativo legato all’intervento “terrestre”. L’opera occupa complessivamente circa 5 Ha senza avere a disposizione una superficie a terra di quantità proporzionalmente sufficiente allo specchio acqueo racchiuso. Infatti gli spazi a terra intorno all’area portuale sono saturi e abbondantemente urbanizzati, mancano aree di sosta necessarie alla ricettività turistica, la strada di accesso attuale è insufficiente a sostenere la viabilità portuale. Considerevole è anche l’inquinamento acustico e ambientale vista l’attiguità all’abitato del nucleo storico.
La Commissione VIA valuterà, pertanto, la costruzione di una struttura della quale si è dimostrata l'incompatibilità, tanto per lo scempio e la distruzione della natura costituita dalla scogliera che caratterizza il luogo, quanto per le particolari condizioni delle aree di insediamento che hanno ormai esaurito la "capacità di carico" ovvero non consentono, a causa della loro peculiare natura e/o destinazione, la localizzazione di complessi portuali imponenti come quello in questione. Quanto sopra precisato ha trovato conferma nelle determinazioni e nei pareri espressi dalle autorità interessate alla salvaguardia del paesaggio e delle bellezze naturali (Soprintendenza ai BAAAS della Calabria-Cosenza, Ministero per i Beni e le Attività Culturali). Infatti, dopo un’attenta analisi degli aspetti che caratterizzano il progetto relativo al porto di Diamante non si è esitato minimamente a non condividere l’opera portuale, esprimendo pareri contrari volti ad evitare disastri ambientali e fenomeni erosivi della costa, che una volta verificatisi andrebbero a compromettere seriamente l’equilibrio ambientale del litorale. La Soprintendenza ai BAAAS della Calabria-Cosenza, nel parere espresso, evidenzia: “il progetto di cui trattasi si pone in maniera ancora più drasticamente invasiva di quel tratto di costa e negativamente impattante, sia rivisto da mare che se visto dall’abitato e dalla costa”. Il dissenso alla realizzazione dell’opera lo ha espresso anche il Ministero per i Beni e le Attività Culturali nella nota prot. N.4364, ove ha sottolineato: “...si ritiene che il parere espresso dalla Soprintendenza di Cosenza sia condivisibile in quanto le opere previste, potrebbero se realizzate, determinare un forte impatto in un contesto ambientalmente ben determinato, oltre a procurare, un fenomeno preoccupante di erosione della costa”.
L’analisi delle alternative progettuali è chiaramente carente perché parziale. La necessità di realizzazione dell’opera è evidentemente tagliata non sulle esigenze del territorio ma della società proponente. Si parte dall’evidenza che il molo attuale è insicuro per bocciare la realizzazione di un porto delle dimensioni di quello attuale, come se lo stesso dovesse essere “realizzato con le caratteristiche di quello precedente”. Ovvio che se si realizzasse un molo foraneo di sopraflutto come l’esistente “non può opporre alcuna resistenza alle condizioni usuali del moto ondoso caratteristico”.
È evidente, altresì, che un porto delle dimensioni di quello attuale, realizzato con criteri non precari come quello esistente, sarebbe persino più resistente di uno di dimensioni maggiori, a parità di struttura. L’omissione di questa valutazione da parte della società proponente nasconde la colpevole volontà di non considerare tutte le opzioni, compresa l’opzione zero. Questa omissione viene coperta da una considerazione non pertinente all’analisi delle alternative, quale quella di una risposta alle aspettative di una supposta esigenza di un turismo nautico, ancora tutta da dimostrare.
PROPOSTA SOSTITUTIVA
Il PRC, interpretando la volontà della maggior parte dei cittadini, delle associazioni ambientaliste che hanno proposto opposizioni al progetto e dei villeggianti che il nostro comune ospita, si fa portavoce delle loro legittime aspirazioni nel volere da sempre un porto per Diamante, che sia il porto di Diamante, cioè adeguato nella struttura e nelle dimensioni alle esigenze locali.
Ribadiamo, inoltre, la richiesta fatta in più occasioni e sedi, della ristrutturazione dell’approdo esistente con soldi esclusivamente pubblici, già oggetto di finanziamento e ammontanti a circa 4.000.000.000 delle vecchie lire, e che la stessa struttura resti di proprietà e gestione pubblica.
E’ facile riscontrare che il progetto proposto non si limita ad una semplice ristrutturazione del molo esistente, ma si assiste ad una brutale cementificazione finalizzata alla costruzione di una NUOVA MEGASTRUTTURA, di dimensioni dichiaratamente sovrabbondanti del bacino portuale rispetto a quanto riportato nello stesso progetto pilota. Non a caso si evidenzia che la bocciatura degli Enti preposti alla tutela sia stata partorita dalle considerazioni dei gravi fenomeni erosivi di quel tratto di costa.
Si ritiene, pertanto, che l’unica soluzione possibile nel pieno rispetto dell’ambiente sia la ristrutturazione del molo esistente conservando le caratteristiche dimensionali e soddisfacendo le richieste diportistiche reali. In effetti, sarebbe superfluo e sacrificante permettere la costruzione di un ECOMOSTRO quando a circa otto chilometri da Diamante, esattamente a Belvedere Marittimo (CS), esiste una realtà portuale già consolidata (Riva di Scidro) con struttura realizzata per accogliere circa 300 posti barca ma che a pieno regime ne ospita circa 150, e ancora, a circa 20 km, vi è il porto di Cetraro, anch’esso di grosse dimensioni rispetto al bacino di utenza che usufruisce dei servizi portuali. La suddetta opera di Diamante insiste, quindi, in un’area in cui è prevista una sciagurata stagione di portualità diffusa (anche nei comuni di Scalea e Paola si portano avanti proposte di megastrutture fortemente impattanti) e non, come citato nello studio in oggetto, in assenza di altri progetti.
Anche il TAR di Catanzaro, nel giudizio d’annullamento del decreto d’aggiudicazione definitiva dell’opera, nel recepire la giurisprudenza Comunitaria in materia di Valutazione d’Impatto ambientale e nell’accogliere il ricorso del WWF Italia avallando la giurisprudenza citata, ha effettivamente rilevato l’immensità della struttura nonché il notevole impatto ambientale che determinerebbe. Al riguardo ha evidenziato: ”Il porto progettato è invece una struttura di grande complessità, che impegna un’area della superficie di circa 36.000 mq e che consente l’ormeggio di un numero assai alto di natanti” ed ancora “L’imponente struttura, peraltro, si inserisce in un contesto caratterizzato da equilibri alquanto delicati, se solo si considerano le risultanze degli studi sull’erosione costiera della costa in questione, prodotti dalla ricorrente e tratti dal Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) della Regione Calabria”, (sent.TAR Catanzaro n. 1359/2004). Sentenza confermata dal Consiglio di Stato (Cons. di Stato N.3913/2005) che ha corroborato quanto statuito dal TAR di Catanzaro riguardo alla complessità dell’opera che andrebbe ad insediarsi in un complesso ben definito e alquanto delicato caratterizzato da rare bellezze naturalistiche ed ambientali, confermando l’annullamento del decreto di aggiudicazione definitiva.
CONCLUSIONI
Per le sopra elencate ragioni, i sottoscrittori del presente o.d.g. chiedono al Nucleo VIA che sul progetto in questione sia espresso IL PARERE DI COMPATIBILITÀ AMBIENTALE NEGATIVO.
Il PRC, inoltre, auspica e si impegna nelle sedi politiche competenti, affinché si possa reindirizzare l’investimento pubblico coinvolto nell’opera in questione per la progettazione e la costruzione di una struttura meno invasiva, finanziata con soldi esclusivamente pubblici, che permangono comunque nella disponibilità del Comune di Diamante fino all’anno 2008 e ammontano a circa 4 miliardi delle vecchie lire, la quale struttura, gestita dall’ente Comune di Diamante, sarebbe compatibile con le esigenze di mantenimento dell’equilibrio socio-economico-ambientale della cittadina tirrenica.
Diamante 1 luglio 2008

Odg sull'Isola di Cirella approvato nel congresso di Circolo a Diamante e di Federazione a Cosenza

ORDINE DEL GIORNO DI CARATTERE LOCALE APPROVATO AL CONGRESSO DI CIRCOLO DI DIAMANTE E AL CONGRESSO FEDERALE

PREMESSA
Le compagne e i compagni iscritte/i al circolo PRC “25 Aprile” di Diamante – Cirella, in occasione del VII Congresso del PRC, con l’approvazione del presente o.d.g. di carattere locale intendono sottoscrivere le seguenti proposte relativamente al transito dei natanti nei pressi dell’isola di Cirella.
DESCRIZIONE DELL’AREA
L'Isola, all’interno del Parco Marino Riviera dei Cedri, è un'area di notevole interesse paesaggistico calabrese in un tratto di costa in cui sono comprese numerose scogliere che rappresentano dei luoghi naturali fra i più suggestivi della Calabria, una delle due uniche isole della Calabria con l’Isola di Dino di Praia a mare. Le formazioni rocciose, antecedenti al Miocene, che la caratterizzano assumono un aspetto molto frammentato, sono dislocate caoticamente e soggette ad intensa alterazione, con fenomeni erosivi molto intensi soggetti a crollo. Gli studi condotti in campo botanico hanno ulteriormente messo in evidenza il notevole valore naturalistico dell'area. E' stata riscontrata infatti la presenza di specie di particolare importanza in quanto non comuni in Calabria e con pericolo di estinzione come ad esempio la "Juniperus phoenicea", la "Anthyllis barba jovis" e la rara "pteris vittata", nota perché segnalata quale specie in via di riduzione e scomparsa su tutto il territorio nazionale.
L'area in oggetto è interessata dalla presenza di due siti SIC, Siti di Interesse Comunitario ai sensi della Direttiva Habitat 431 921 CEE, uno relativo al fondale dell’Isola Cirella - Diamante (Codice Sito Natura 2000 lT9310037) e l’altro relativo all'isola di Cirella (Codice Sito Natura 2000 IT9310036). Il SIC Isola di Cirella (Codice Sito Natura 2000 lT9310036) è un piccolo isolotto con ampio sviluppo di scogliere e rupi marittime e raro esempio, in Calabria, di isola costiera a macchia mediterranea ben conservata. Si segnala anche qui la presenza dell'endemismo vegetale Dianthus rupicola. I fondali marini del SIC Isola Cirella- Diamante (Codice Sito Natura 2000 lT9310037) si caratterizzano per la presenza di praterie di Posidonia oceanica, ad alta biodiversità, importanti come nursery per pesci anche di interesse economico, e salvaguardia delle coste dall'erosione. Il Comune di Diamante, interessati dal Parco Riviera dei Cedri, risulta sottoposto a tutela ai sensi della legge 1497 del 26/06/1939 con D.M. 1611 1/68.
FINALITÀ DELLA PROPOSTA.
La proposta è formulata per perseguire le seguenti finalità:
a) la conservazione di specie animali e vegetali, comunità biologiche, singolarità faunistiche;
b) la tutela della biodiversità e dell'equilibrio complessivo del territorio;
c) la salvaguardia e la valorizzazione dei valori paesaggistici del territorio;
d) la fruizione turistica, culturale, didattica e ricreativa in forme compatibili con la difesa della natura e del paesaggio.
LA PROPOSTA
La gestione dello specchio d’acqua antistante e circondante l’Isola sia affidata ad un ente comunale nel cui comitato di gestione siano presenti rappresentanti di tutte le realtà produttive ad indirizzo turistico-ricettivo, della pesca e agricole, le associazioni che insistono sul territorio a tutela dell’ambiente naturale, di enti preposti a formulare proposte didattico –scientifiche per la valorizzazione delle risorse naturali.
Nell’area dovrà essere regolamentata:
a) l'attività subacquea;
b) la pesca;
c) gli ormeggi;
d) il transito dei natanti a motore.
PERIMETRAZIONE DELL’AREA
Si propone la stessa perimetrazione della legge regionale per l’istituzione del Parco Marino regionale denominato "Riviera dei Cedri" nei riguardi dell’Isola di Cirella, qui sotto riportata in scala 1:25.000.
Diamante 1 luglio 2008

14 febbraio 2008

Nuovi saperi e nuovi valori

Scritto da Marcello Cini

Temo che dovremo stare a lungo all’opposizione. E stare all’opposizione significa cogliere nel vivere quotidiano lo spunto per suscitare risposte collettive contro le infinite cose che non possiamo accettare.
Una di queste cose, che, come tutti sapete, mi ha coinvolto personalmente, è stata l’iniziativa presa dal rettore della Sapienza, in cerca di notorietà mediatica, di invitare il Papa all’inaugurazione dell’Anno accademico, con la caccia alle streghe che ne è seguita, scatenata contro coloro che ne avevano criticato il fine e le modalità.
Il nodo della questione era, come avrebbe dovuto essere chiaro a tutti, la contraddizione insita nell’avere affidato alla più alta Autorità religiosa dell’occidente il ruolo centrale e conclusivo della cerimonia laica più importante di una Università pubblica in una repubblica non confessionale. I fatti assumono, infatti, significati diversi in contesti diversi. Un invito al papa a visitare la Sapienza sganciato da ogni altra manifestazione avrebbe acquistato il valore di un omaggio all’autorità del visitatore e si sarebbe svolta in un clima di rispettoso ascolto delle sue parole, pronunciate, per così dire, dalla cattedra di Pietro. Ma questa cattedra non può essere confusa con una cattedra universitaria, Hanno, ovviamente, dignità e funzioni molto diverse, che non possono essere confuse tra loro come avrebbe invece preteso di fare il professor Ratzinger.
Occorre tuttavia domandarsi, per trarre insegnamento da questa lezione: qual’è il retroterra della spregiudicata escalation della Chiesa cattolica contro l’autonomia dello stato repubblicano alla quale assistiamo ogni giorno? Provo a fare due brevi considerazioni in proposito.
La prima riguarda la crisi della cultura della modernità. Non posso dilungarmi ma ne do per scontate le cause e le manifestazioni. Mi limito a constatare che a questa crisi non corrisponde la crescita di una cultura fondata su nuovi valori che consentano alla società di non farsi travolgere dalla mercificazione totale di ogni aspetto della vita individuale e collettiva, e di opporsi alle sue drammatiche conseguenze.
La seconda osservazione, strettamente legata alla prima, riguarda la scienza. Ho più volte sottolineato che con il passaggio dal XX al XXI secolo la scienza sta vivendo una svolta epocale. Il suo obiettivo principale è infatti passato dal dominio sulla materia inerte a quello sulla materia vivente e sulla mente umana. Con questa svolta la scienza e la tecnologia si trovano ad essere sempre più strettamente intrecciate e sempre più sottomesse alle leggi del mercato. La pratica dilagante della brevettazione di ogni organismo vivente e di ogni suo frammento ne è una testimonianza evidente. Una azione di contrasto dal basso di questa tendenza è dunque sempre più indispensabile.
Non solo. La svolta intervenuta nella scienza al passaggio di secolo implica anche necessariamente che si sta sgretolando la separazione tradizionale tra conoscenza ed etica. Una cosa è infatti manipolare, controllare, forgiare un oggetto fatto di materia inerte e altra cosa è compiere le stesse operazioni su un organismo vivente o addirittura sull'uomo.
In questo vuoto valoriale assistiamo anche al riavvicinamento di alcuni settori della cultura dell’occidente alle tradizioni e ai sentimenti religiosi e alle istituzioni che ne detengono la rappresentanza. Ma proprio per questo mi sembra miope e autolesionista che, in particolare nel nostro paese, gli eredi della cultura democratica e socialista si precipitino ad assecondare questa tendenza con atti di sottomissione nei confronti di una Chiesa cattolica che, come diceva Eugenio Scalfari, sta sempre più abbandonando il sacro per impegnarsi nel profano.
E’ una grande battaglia che ci attende. Non certo contro la religione – dio ce ne guardi, viene da dire con una battuta – ma contro l’espropriazione, che è da respingere, della sfera del sacro immanente nella profondità dei sentimenti e delle emozioni di ogni essere umano da parte di una istituzione che rivendica il monopolio della mediazione fra l’umano e il divino. Si tratta infatti di una appropriazione che ignora e svilisce le innumerevoli differenti forme storiche e geografiche di questa sfera così intima e delicata, senza rispetto per la dignità personale e l’integrità morale di ogni individuo, credente, agnostico o ateo che sia.
Colgo infine l’occasione, e ho finito, per accennare a un altro settore fondamentale nel quale occorre contrapporre, come reazione alla dilagante mercificazione di tutti i beni non tangibili, nuovi saperi e nuovi valori. E’ il settore delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione. Lo scontro che ormai da qualche anno ha contrapposto i sostenitori delle pratiche che vanno sotto il nome di open source (sorgente aperta) e di free software (software libero) alla filosofia di Bill Gates è diventato un conflitto mondiale tra opposte visioni del processo di produzione e di condivisione della conoscenza. Spero che qualcuno più autorevole e competente di me dell’associazione Net-Left, alla quale appartengo da tempo, abbia modo di illustrare meglio i suoi scopi e la sua attività.

4 febbraio 2008

29 gennaio 2008

APPELLO ALLA MOBILITAZIONE


Erano passati pochi giorni dalla manifestazione di un milione di persone contro la guerra in Iraq che aveva concluso il Forum Sociale Europeo di Firenze, una delle più importanti esperienze di partecipazione democratica realizzate nel nostro paese.

La notte del 15 novembre 2002 venti persone che erano state fra gli organizzatori di quel Forum furono arrestate dai reparti speciali dei ROS e dei GOM. Ad altri cinque furono notificati gli arresti domiciliari. Quarantatre persone finirono indagate nel filone di inchiesta. Le irruzioni di uomini armati fino ai denti e con il volto coperto terrorizzarono molte famiglie a Cosenza, Napoli e Taranto.

Tredici persone furono rinviate a giudizio, accusate di aver voluto "sovvertire violentemente l'ordine economico costituito nello stato" per essere stati fra gli animatori delle grandi manifestazioni di popolo in occasione del vertice OCSE di Napoli e del G8 di Genova nel 2001.

Quel processo, iniziato il 2 dicembre 2004 presso la Corte di Assise di Cosenza, è alle sue battute finali. La requisitoria del Pubblico Ministero è prevista per il 24 gennaio, e poco dopo sarà emessa la sentenza.

Solo un mese fa il Tribunale di Genova ha comminato più di un secolo di carcere a ventiquattro manifestanti. Sono stati inflitti fino a 11 anni di carcere utilizzando reati da codice di guerra come l'accusa di "devastazione e saccheggio".

Al contrario, nessuno ha pagato per le inaudite violenze compiute dalle forze dell'ordine sui manifestanti a Genova, giudicate da Amnesty International la più grave violazione dei diritti umani in Europa dal dopoguerra.

Nessuno dei dirigenti responsabili ha dovuto rendere conto degli errori ed orrori commessi: al contrario, sono stati tutti promossi. I processi per la macelleria della Diaz e le torture a Bolzaneto si avviano alla prescrizione per decorrenza dei termini. L'omicidio di Carlo Giuliani è stato archiviato senza un processo. Il Parlamento ha respinto la richiesta di istituzione di una Commissione di Inchiesta. Al contrario, gli imputati di Cosenza rischiano pene severissime.

Ancora una volta c'è bisogno di difendere la dignità calpestata del nostro paese e le garanzie democratiche - nel sessantesimo della Costituzione. Una volta ancora bisogna pretendere verità e giustizia sui fatti di Genova, e difendere il diritto a costruire un "un altro mondo possibile".

Il nostro paese è pieno di lotte, vertenze nazionali e locali, resistenze e proposte per i diritti umani, sociali, civili, politici, ambientali, per la difesa dei beni comuni, contro la guerra e il riarmo. L'attivismo civile e la mobilitazione sociale dovrebbero essere considerati una risorsa di questo paese.

Al contrario, questi conflitti finiscono sotto processo e tante persone rischiano di vedersi rovinata la vita per il loro impegno sociale. Crediamo sia necessario allargare la riflessione, la solidarietà e l'iniziativa unitaria di fronte ai segnali di una deriva securitaria e repressiva contro ogni forma di diversità e di dissenso.

Agli imputati di Cosenza viene contestato di essere protagonisti attivi del movimento altermondialista e delle lotte per il cambiamento, attività che viene quindi considerata sovversiva e cospirativa.

Questo processo riguarda perciò fino in fondo tutti coloro che credono doveroso impegnarsi per una società e un pianeta più giusti e che vogliono per tutti e per tutte il diritto ad agire, ad opporsi, a praticare e vivere alternative.

E' tempo di tornare a Cosenza da ogni parte d'Italia, come facemmo il 23 novembre del 2002 protestando insieme a tutta la città.

Costruiamo insieme una nuova grande manifestazione a Cosenza sabato 2 febbraio per liberare chi è sotto processo da accuse inaccettabili.

DIFENDIAMO IL DIRITTO A VOLER CAMBIARE IL MONDO

Le adesioni collettive e individuali vanno inviate a: liberitutti@inventati.org

17 gennaio 2008

NESSUNA DELEGA PER MAGORNO DA PARTE DI RIFONDAZIONE COMUNISTA

Il 27 dicembre alle 16:00, su invito esteso ai segretari dei partiti operanti in Diamante, il circolo di Rifondazione Comunista partecipava all'incontro con il sindaco Magorno di Diamante con una nutrita delegazione. La questione porto è una vicenda che ci sta molto a cuore per i risvolti ambientali, economici e sociali che la stessa ha comportato negli anni e partecipiamo all'incontro anche se forma e sostanza dell'iniziativa non si prospettano come le migliori possibili. L'intento è quello di capire come l'Amministrazione comunale, sindaco in testa, intendono muoversi nella vicenda, viste le dichiarazioni spesso contraddittorie che la stampa ha riportato nei giorni a cavallo dello sciopero della fame di Magorno.

PANORAMA GIUDIZIARIO
Nei giorni scorsi il Tar ha affrontato nel merito il ricorso presentato dalla ICAD Diamante Blu contro la bocciatura del megaporto da parte della Commissione Regionale alla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA). La sentenza favorevole alla società ha sostanzialmente annullato il parere VIA della Commissione regionale, riportando l'aggiudicazione della gara, per la costruzione e gestione del porto di Diamante, alla fase di formulazione di un nuovo parere, si spera questa volta ancora negativo ma ben motivato. Nel frattempo giacciono in attesa di sentenza alcuni ricorsi che la ICAD Diamante Blu avrebbe proposto per sovvertire le sentenze del TAR e del Consiglio di Stato sulla necessità di una valutazione d'impatto ambientale per un'opera di indubbia rilevanza, in piena zona d'interesse comunitario dal punto di vista della conservazione ambientale, in un ecosistema dai delicati equilibri idrodinamici della costa interessata.

PANORAMA POLITICO
Ricordiamo che il nostro partito ha partecipato attivamente a fianco delle sigle ambientaliste locali, per raggiungere questo risultato. Per rigettare l’idea del megaporto invasivo abbiamo raccolto centinaia di firme di cittadini informati che hanno supportato le ragioni della bocciatura presso la commissione VIA. Contemporaneamente però proponevamo l’unica alternativa praticabile: la realizzazione di un porto a misura di Diamante e direttamente nella disponibilità dei cittadini diamantesi.

RESOCONTO DELLA POSIZIONE DI RC ALL'INCONTRO CON IL SINDACO
Prima richiesta di RC è stata quella di capire se il Sindaco, quale rappresentante dell'amministrazione comunale, avesse un'idea di porto, in termini di impatto ambientale ed economico per la nostra cittadina; egli ha pilatescamente ribadito l'intenzione di accettare il responso futuro delle varie vicende giudiziarie, rifiutandosi di fornire un giudizio di merito sul progetto della società ICAD, ma rilevando esclusivamente la necessità di garantire al comune, ed ai privati che oggi operano sull'approdo esistente, un ruolo nella futura gestione della struttura. Probabilmente è più preoccupato di soddisfare clientele elettorali che del futuro del nostro territorio e della vivibilità del nostro habitat.
Abbiamo sottolineato la scarsa convenienza economica di quel progetto che affiderebbe alla ditta aggiudicataria non solo la costruzione ma anche la sua gestione totale per un periodo di almeno 70 anni. Addirittura alla gestione dello specchio d'acqua si potrebbe aggiungere, come dichiarato nella relazione di progetto, la concessione di tutti i locali inutilizzati, a disposizione del comune nella zona del porto, con la costituzione di fatto di un monopolio privato delle attività economiche che si creerebbero a servizio della struttura.
Abbiamo ribadito la necessità di guardare con attenzione ai fatti di Amantea, ai disastri ambientali e ai rischi di illegalità che con quell'approdo si sono realizzati, più che ad ipotetici volani di uno sviluppo inteso solo come consumo delle nostre risorse e incapacità di prospettare un futuro per le prossime generazioni. Diamante che ha già compromesso le sue bellezze naturali in collina, sta per pregiudicare anche la salvaguardia della sua costa e questo porterebbe solo ad un ulteriore depauperamento, non ad un arricchimento dei suoi concittadini.
Riguardo ai posti di lavoro poi ci sarebbe tanto da dire, di giovani e meno giovani che a Diamante e in Calabria aspettano posti di lavoro qualificati e consoni al loro grado di istruzione, di fronte ad un'offerta lavorativa di basso livello, assoggettata alla benevolenza di imprenditori privati e di politici, pronti a metterli alla corda alla prima difficoltà aziendale.

PROPOSTA SOSTITUTIVA
Il PRC, interpretando la volontà della maggior parte dei cittadini e dei villeggianti che il nostro comune ospita, si fa portavoce delle loro legittime aspirazioni nel volere da sempre un porto per Diamante, che sia il porto di Diamante, cioè adeguato nella struttura e nelle dimensioni alle esigenze locali. Ribadiamo, inoltre, la richiesta fatta in più occasioni e sedi, della ristrutturazione dell’approdo esistente con soldi esclusivamente pubblici, già oggetto di finanziamento e ammontanti a circa 4.000.000.000 delle vecchie lire, e che la stessa struttura resti di proprietà e gestione pubblica.
Si ritiene, pertanto, che l’unica soluzione possibile nel pieno rispetto dell’ambiente sia la ristrutturazione del molo esistente conservando le caratteristiche dimensionali e soddisfacendo le richieste diportistiche reali.

COSA ABBIAMO CHIESTO AL SINDACO
Per superare il passato e guardare al futuro, abbiamo chiesto di sostenere la volontà popolare suffragata dalla raccolta di firme del nostro partito. Facciamo nostra (della comunità diamantese) la proposta alternativa di Rifondazione Comunista per far valere le ragioni di una nostra convenienza ambientale, economica e sociale dalla sua realizzazione!
Lo abbiamo invitato a trasmettere alla Regione la richiesta di azzeramento dell'attuale commissione regionale alla VIA, per evidente incapacità nel formulare giudizi inoppugnabili da qualsiasi tribunale, e di crearne una nuova, avulsa dai carrozzoni politici e consona a principi di scientificità, per la formulazione di un giudizio di impatto ambientale che tenga conto non solo delle proposte tecniche (sicuramente importanti) ma anche dei risvolti sociali, economici ed antropologici di una struttura imponente quale quella che si vorrebbe realizzare.

Purtroppo l'incontro si è concluso con l'evidente volontà del Sindaco di raccogliere consensi paternalistici alle sue posizioni precostituite, piuttosto che partecipare con i presenti le determinazioni che avrebbe portato il giorno dopo al tavolo con la Regione Calabria.

24 novembre 2007

Opzione Rifiuti Zero

Vai al link su Sx-net

Con Paul Connet, professore di chimica all'università di New York, a Scalea si discuterà di gestione di rifiuti e tecniche di incenerimento in una pubblica assemblea che si terrà presso la Biblioteca comunale alle 17:00 del 29 novembre 2007.

CHI E’ PAUL CONNETT

Dott. Paul Connett professore di chimica Università St Lawrence Canton, NY 13617.

Il Dott. Paul Connett è professore di chimica alla St Lawrence University a Canton, New York, in cui ha insegnato per 15 anni. Ha ottenuto la laurea in scienze naturali all’università di Cambridge ed il suo Ph.D. in chimica all’università di Dartmouth negli Stati Uniti. Negli ultimi 14 anni ha studiato le problematiche della gestione dei rifiuti, con un’attenzione particolare ai pericoli derivanti dall’incenerimento ed alle alternative di non combustione più sicure e più sostenibili. Ha partecipato a numerosi congressi internazionali sulla diossina e con il suo collega Tom Webster ha presentato sei documenti a questi simposi, che successivamente sono stati pubblicati in Chemosphere. Ha condotto 1500 presentazioni pubbliche su queste edizioni in 48 stati degli USA ed altri 40 paesi. Con sua moglie Ellen pubblica il bollettino "Waste not" (Rifiuti zero) che è al suo dodicesimo anno di pubblicazione. Con Roger Bailey, professore di Belle Arti all’università St Lawrence, ha prodotto oltre 40 videotape sulla gestione dei rifiuti, sulla diossina e su altre situazioni ambientali.